La laurea e' oggi concepita secondo un 3+2, ovvero la triennale piu' un approfondimento specialistico, e le offerte variano a seconda degli atenei. Beni Culturali ti dovrebbe offrire uno sguardo anche sulle "scienze" correlate alla materia, qualcosa di piu' tecnico insomma, laddove invece la preparazione di base dovrebbe seguire criteri piu' "classici": un archeologo che non abbia idea dell'epigrafia o della storia greca e' inutile, a poco valga che sappia tutto sulla datazione al radiocarbonio.
Purtroppo devo constatare che l'offerta formativa si e' molto abbassata ripetto ai tempi in cui ti laureavi in lettere classiche privilegiando materie di indirizzo archeologico e poi ti specializzavi (tre anni) integrando il tuo sapere con le scienze...
I filoni principali di impiego in questo settore sono l'Universita' (e dunque la Ricerca e l'Insegnamento) o le Soprintendenze.
Visto come va a ramengo l'Universita' (si va avanti di borsa in borsa e di microcontratto in microcontratto, ovviamente se hai buoni rapporti col tuo prof, senza immediata possibilita' di una posizione "stabile") non mi illuderei troppo.
Le Soprintendenze (se dureranno) ogni tot bandiscono concorsi per l'assunzione di personale. Si tratta per la maggior parte di lavori a spiccata tendenza burocratica, ma se ci sono i fondi e la volonta' alcuni dirigenti possono intraprendere campagne di scavo o valorizzazione di cio' che e' esistente, e coinvolgere gli impiegati. In questo sistema rientrano anche i lavori nei Musei.
Vi e' poi la terza opzione, "archeologo da campo": organizzato in cooperative o libero professionista, il singolo si "vende" al migliore offerente, che puo' essere la stessa Soprintendenza o un'Universita' che ha la cessione di scavo o una Ditta che fa scavi di emergenza (ad esempio ci sono task forces di archeologi che intervengono nei cantieri dell'alta velocita' o quando si decidono costruzioni in zone delicate, al fine di documentare cio' che si trova), che posso avere bisogno di un esperto nel settore. L'archeologo da campo guadagna bene pero' si "consuma" presto: gia' a 40 anni non ha piu' la forza per svegliarsi ogni giorno alle 5 e fare lavoro da operaio con altissima responsabilita' intellettuale e nessuna sicurezza per il mese successivo.
Se non si riesce nella propria professione strettamente detta, si puo' ripiegare in attivita' parallele: guida turistica, insegnamento a scuola, o ancora, mettendosi in proprio, si possono proporre dei progetti da vendere poi ai musei o agli enti che vogliono valorizzare un bene culturale.
E' incredibile come ci siano poche idee e nessuna persona qualificata per valorizzare il nostro patrimonio culturale, che e' tra i piu' ricchi al mondo. Circolano un sacco di ragazzi disoccupati archeologi con nessuna competenza specifica: quando si presenta l'occasione di un posto di lavoro non c'e' nessun giovane che abbia le qualita' adatte per ricoprirlo. O spesso, purtroppo, la voglia di lavorare sodo.
E non parlo per frasi fatte: ogni anno alla viglia dello scavo letteralmente impazzisco per trovare bravi collaboratori. Pero' tutti si riempiono la bocca dicendo "sono archeologo".